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IR Notes 192 – 21 settembre 2022
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Una domanda a… Torsten Müller, Senior researcher presso l'Istituto Sindacale Europeo
La Direttiva relativa a salari minimi adeguati fissa, per la copertura della contrattazione collettiva, l’obiettivo dell'80% (cfr. Prima pagina). Un livello elevato di copertura della contrattuale incide realmente sulla riduzione delle disuguaglianze retributive? Sì, è così. Occorre tuttavia evidenziare subito che nella fattispecie si tratta della copertura da parte di accordi settoriali o multi-datore di lavoro. Come dimostrato da numerosi studi, sono questi livelli di contrattazione collettiva ad avere un effetto positivo sulle retribuzioni e sulla riduzione delle disuguaglianze retributive. Si possono distinguere due effetti positivi: il primo è l’“innalzamento” dell'intera struttura retributiva, in particolare, perché oltre alla semplice percentuale di aumento generale dei salari, i contratti collettivi contengono anche ulteriori benefit. Il secondo è un effetto di "ravvicinamento" tra strutture retributive, dovuto al fatto che i contratti collettivi spesso prevedono specifiche misure per le fasce retributive più basse, come aumenti percentuali maggiori rispetto a tutti gli altri lavoratori dipendenti, ovvero integrazioni una tantum degli stipendi. Ciò è particolarmente evidente oggi, dato l’aumento del costo della vita causato dall'inflazione. È questo effetto combinato di “innalzamento” e “ravvicinamento” delle strutture retributive ad esercitare un impatto positivo sui salari e sulla riduzione delle disparità. L'effetto della contrattazione salariale a livello aziendale è più ambiguo. Un accordo aziendale che preveda aumenti retributivi può in sé incidere positivamente, operando l’innalzamento e il ravvicinamento della struttura retributiva. Tuttavia, se l’azienda interessata non fa da traino per le altre aziende del settore, l’effetto può rivelarsi persino un aumento del divario retributivo tra le aziende e, più generalmente, delle disparità retributive. Questo è uno dei motivi per cui la Direttiva europea relativa ai salari minimi, fissando l’obiettivo dell'80% di copertura della contrattazione collettiva, mira all’implementazione e al rafforzamento della contrattazione settoriale/multi-datore di lavoro. Soltanto la contrattazione settoriale può raggiungere l'80% e rappresenta il livello di contrattazione più efficace per ridurre le disuguaglianze retributive.
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Agenda
27-28 settembre Bruxelles Conferenza annuale della rete Transnational Trade Union Rights (TTUR) sul tema “Enforcing EU Labour Law (and beyond)” (Applicare il diritto del lavoro dell’UE (e oltre)) . Link per la registrazione.
28 settembre Bruxelles Presentazione da parte della Commissione Europea di una proposta di Raccomandazione relativa al reddito minimo e di una proposta di Direttiva relativa alla protezione dei lavoratori dai rischi derivanti dall'esposizione all'amianto nel luogo di lavoro.
12-13 ottobre Praga Riunione informale dei Ministri del Lavoro e degli Affari sociali.
19 ottobre Bruxelles Vertice sociale trilaterale
19-20 ottobre Bruxelles Conferenza sulla salute e la sicurezza sul lavoro 2022: “Psychosocial risks in (un)expected places” (Rischi psicosociali in luoghi (in)attesi), organizzata dall’Istituto Sindacale Europeo (Etui).
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Chi siamo? IR Notes è una comunicazione trasmessa ogni 15 giorni, disponibile in diverse lingue europee (francese, inglese, italiano, spagnolo, tedesco) e realizzata da IR Share insieme alla sua rete di esperti. Si occupa di diritto del lavoro, relazioni sociali e politica dell’occupazione a livello europeo. È disponibile sul sito tramite abbonamento al prezzo di 248 euro all'anno esentasse.
La squadra: questo numero è stato redatto da Pascale Turlan, Frédéric Turlan e Aimee Waldon Vedi sul sito la squadra di lavoro di IR Share.
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Note legali. Editore: IR Share SARL - 5, Les Compères - 89520 Fontenoy - +33 (0)6 81 41 53 95 - capitale sociale 1500 euros - Iscritta al registro delle imprese (RCS) di Auxerre col N° 512 567 959. Direttore della pubblicazione: Frédéric Turlan. Hosting: Ideal prod - 14 rue Auguste Morel - 89100 Sens - Tel.: + 33 (0)3 86 83 21 21 – Francia. N° CPPAP: 0626 Z 9393.
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Un Dizionario europeo delle relazioni sociali Per coloro che desiderano approfondire la lettura di IR Notes, mettiamo a disposizione i link del Dizionario europeo delle relazioni sociali, pubblicato da Eurofound e regolarmente aggiornato da IR Share, editore di IR Notes. Le definizioni dei termini sono disponibili in inglese e possono essere facilmente trasposte grazie a strumenti di traduzione online.
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Prima Pagina
L’UE è la prima regione del mondo a promuovere la contrattazione salariale e salari minimi adeguati
Lo scorso 14 settembre Il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza (505 voti a favore, 92 contrari e 44 astenuti) la Direttiva relativa a salari minimi adeguati nell'Unione europea. Il testo deve ora essere formalmente adottato dal Consiglio in questo mese, prima della pubblicazione nella GUUE, che farà scattare i due anni a disposizione degli Stati membri per adeguarsi. La direttiva ha raccolto il favore dei principali partiti dell’Europarlamento, nonché del movimento sindacale europeo. Per Laurent Berger, Presidente della Confederazione Europea dei Sindacati, si tratta di «una vittoria per il movimento sindacale europeo e di una buona notizia per i lavoratori europei». Tutti i sostenitori richiedono inoltre l'applicazione immediata della direttiva al fine di rispondere all'erosione del potere d'acquisto dei lavoratori dovuta alla forte inflazione che colpisce l'Unione Europea. Oltre alle disposizioni specifiche sui salari minimi (cfr. IR Notes n° 188), la direttiva imprime un forte impulso alla contrattazione collettiva. L'eurodeputata olandese Agnes Jongerius (S&D) spiega che con questo testo «daremo impulso alla contrattazione collettiva, in modo da tutelare un maggior numero di lavoratori» (cfr. Collective bargaining). Per il coordinatore PPE della Commissione per l'Occupazione e gli Affari Sociali e deputato tedesco Dennis Radtke (CDU), «i contratti collettivi sono il miglior modo per ottenere salari giusti ed equi». Ricordiamo che la direttiva richiede agli Stati in cui meno dell'80% dei lavoratori è coperto da un contratto collettivo (20 Stati membri), di elaborare un «piano d'azione» al fine di promuovere la contrattazione collettiva. Il Parlamento, che è riuscito a portare all'80% l'obiettivo inizialmente fissato dalla Commissione a 70%, ha altresì rafforzato le tutele a favore di coloro che svolgono i negoziati. Pertanto, secondo il testo adottato, gli Stati membri devono adottare misure «volte a tutelare l'esercizio del diritto alla contrattazione collettiva sulla determinazione dei salari e a proteggere i lavoratori e i rappresentanti sindacali da atti che li discriminino nel loro impiego per il fatto di partecipare o di voler partecipare alla contrattazione collettiva sulla determinazione dei salari». Devono inoltre «proteggere i sindacati e le organizzazioni dei datori di lavoro che partecipano o intendono partecipare alla contrattazione collettiva da qualsiasi atto di interferenza reciproca o di interferenza da parte di agenti o membri della controparte nella loro istituzione, nel loro funzionamento o nella loro amministrazione». La direttiva segna chiaramente un punto di svolta, in quanto il legislatore si affida alle parti sociali per ridurre le disuguaglianze retributive.
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1. Unione Europea
Progetti
Divieto dei prodotti realizzati con lavoro forzato : La Commissione Europea ha presentato il 14 settembre una Proposta di regolamento per vietare i prodotti ottenuti con il lavoro forzato nel mercato dell'Unione Europea. La proposta si ricollega alla Proposta di direttiva sulla due diligence in materia di sostenibilità aziendale adottata nel febbraio 2022 (cfr. IR Notes 181). In essa si invitano le autorità nazionali a valutare i rischi connessi al lavoro forzato sulla base di fonti di informazioni diverse e molteplici (tra cui quelle fornite dalle ONG) le quali, nel loro complesso, dovrebbero agevolare l'individuazione dei rischi. Esse potranno successivamente avviare indagini sui prodotti per i quali vi siano sospetti fondati di lavoro forzato, richiedendo informazioni alle aziende ed effettuando controlli e ispezioni, anche in paesi terzi. Qualora fosse accertato, da parte delle autorità nazionali, il ricorso al lavoro forzato, queste ordinano il ritiro dei prodotti già presenti sul mercato e ne vietano la commercializzazione e l'esportazione (al fine di evitare che vengano venduti in altri mercati). Sulle aziende incombe invece l’obbligo di smaltire la merce. Nei casi in cui le autorità nazionali non sono in grado di raccogliere tutte le prove necessarie, ad esempio a per la mancata collaborazione da parte di un'azienda o di un'autorità di uno Stato non appartenente all'UE, la decisione potrà essere adottata sulla base dei dati disponibili. Il regolamento, che deve essere approvato dal Consiglio e dal Parlamento, entrerà in applicazione due anni dopo la pubblicazione, e sarà integrato dalle linee guida emesse dalla Commissione entro 18 mesi dall’entrata in vigore. Dopo aver tergiversato per due anni, la Commissione ha quindi pubblicato una misura ambiziosa volta a combattere un fenomeno che, secondo l'ILO, colpisce 27,6 milioni di persone in tutto il mondo (cfr. comunicato stampa, scheda di presentazione e domande e risposte), rispondendo in tal modo alla richiesta del Parlamento europeo, che aveva votato a larghissima maggioranza a favore di tale strumento in una relazione adottata il 9 giugno scorso (cfr. IR Notes 188). Globalmente il testo soddisfa le richieste degli eurodeputati, benché alcuni di essi intendano ottenere miglioramenti. Raphaël Glucksmann (S&D), ad esempio, auspica che venga accorciato il lasso di tempo previsto per l’entrata in applicazione della misura o il livello di prova richiesto per bandire dal mercato un dato prodotto. Il testo è stato accolto positivamente da parte della Confederazione Europea dei Sindacati (cfr. comunicato) e di IndustriAll Europe (cfr. comunicato), con un po’ più di riserva da parte di BusinessEurope, e piuttosto sfavorevolmente da SMEunited (cfr. comunicato).
> Si veda anche: la recente relazione dell’ILO Global Estimates of Modern Slavery: Forced Labour and Forced Marriage (Stime globali sulla schiavitù moderna: lavoro forzato e matrimonio forzato), in cui si valuta il numero di lavoratori forzati a 27,6 milioni di persone in tutto il mondo, tra cui 3,3 milioni di bambini. Il dato è in aumento di 2,7 milioni unità rispetto al 2016, mentre la comunità internazionale si era impegnata, con l'adozione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, a porre fine alla schiavitù moderna dei bambini entro il 2025 e di tutte le persone entro il 2030 (cfr. sintesi).
- Timori sindacali per un possibile attentato al diritto di sciopero. La Commissione Europea ha adottato il 19 settembre la una proposta di regolamento istitutiva di uno Strumento per le emergenze nel mercato unico, volto a salvaguardare la libera circolazione e la disponibilità di beni e servizi essenziali in caso di emergenze future (cfr. comunicato). Il testo abroga il Regolamento 2679/98 del 7 dicembre 1998, in cui si afferma, all’art. 2, che lo strumento «non può essere interpretato in modo tale da pregiudicare in qualunque modo l'esercizio dei diritti fondamentali riconosciuti dagli Stati membri, compreso il diritto o la libertà di sciopero». Orbene, «la nuova legislazione non prevede alcuna tutela di questo tipo», ha dichiarato la Confederazione Europea dei Sindacati (CES) in una lettera indirizzata alla Commissione (cfr. comunicato). Nonostante le assicurazioni fornite da Thierry Breton durante la conferenza stampa, secondo cui il testo non mette in discussione il diritto fondamentale di sciopero (cfr. Right to strike), la CES chiede che ciò sia dichiarato nel corpo del testo e non soltanto nel considerando 36 del regolamento, che non ha carattere vincolante (cfr. comunicato).
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Attualità sociale
Strategia europea per l'assistenza : La Commissione Europea ha presentato il 7 settembre la Strategia europea per l'assistenza in una comunicazione corredata da due proposte di raccomandazioni: una relativa alla revisione degli obiettivi di Barcellona in materia di educazione e cura della prima infanzia, l’altra relativa all'accesso a un'assistenza a lungo termine di alta qualità e a prezzi accessibili. Gli Stati membri dovranno elaborare annualmente una relazione per dar conto dei progressi compiuti nell'attuazione delle raccomandazioni, mentre la Commissione monitorerà i loro progressi nell'ambito del Semestre europeo. Un primo bilancio verrà effettuato dalla Commissione al termine dei primi cinque anni.
- Prima infanzia: la Commissione propone la revisione degli “obiettivi di Barcellona”, fissati nel 2002, che invitavano gli Stati membri a fornire servizi di assistenza all'infanzia al 33% dei bambini di età inferiore ai 3 anni e al 90% dei bambini di età compresa tra i 3 anni e l’età dell'obbligo scolastico. Oltre al beneficio educativo previsto, tali obiettivi mirano anche ad agevolare l'accesso delle donne al mercato del lavoro. Nella nuova strategia, gli obiettivi sono più ambiziosi: entro il 2030, almeno il 50% dei bambini di età inferiore ai 3 anni dovrà beneficiare dei sistemi di educazione e cura della prima infanzia; detta percentuale viene innalzata al 96% per i bambini tra i 3 anni e l'inizio della scuola dell'obbligo. Gli Stati devono inoltre garantire che l’assistenza all'infanzia sia disponibile per una durata tale da mettere i genitori realmente in condizione di svolgere un lavoro retribuito.
- Assistenza a lungo termine: tali servizi, che «consentono alle persone bisognose di aiuto per le attività della vita quotidiana (a causa dell'età avanzata, di una malattia o di una disabilità) di rimanere indipendenti e di vivere con dignità», «continuano» per molte persone «a non essere disponibili, accessibili o a costi sostenibili». La Commissione raccomanda agli Stati membri di elaborare piani d'azione nazionali per «rendere l'assistenza nell'UE più disponibile, accessibile e di migliore qualità per tutti» i cittadini, rafforzando il «congedo per prestatori di assistenza» introdotto dalla Direttiva sull'equilibrio tra lavoro e vita privata, nonché sostenendo i caregiver «attraverso la formazione, la consulenza e il sostegno psicologico e finanziario». Un altro aspetto importante è il miglioramento delle condizioni di lavoro e dell’attrattiva del settore in un momento in cui si scontra con una forte carenza di manodopera. La Commissione raccomanda gli Stati membri di promuovere la contrattazione collettiva «al fine di migliorare le retribuzioni e le condizioni di lavoro» e di garantire i più elevati standard di salute e sicurezza sul lavoro.
> Reazioni delle parti sociali. La Federazione europea dei sindacati dei servizi pubblici (FSESP) ha accolto con favore questa «buona notizia per i lavoratori del settore dell'assistenza», rammaricandosi però della mancanza di un vero controllo sulla «mercificazione» del settore (cfr. comunicato). L’EFFAT ritiene che la strategia non tenga conto della realtà dei lavoratori domestici (cfr. comunicato). Le aziende, rappresentate da Social Employers, si sono rallegrate per l’iniziativa (cfr. comunicato).
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Qualifiche professionali. : Nel Discorso sullo Stato dell'Unione del 14 settembre, la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha sottolineato la necessità di «investire molto di più massicciamente nella formazione e nello sviluppo delle competenze» e di «conciliare meglio» le esigenze delle aziende con gli «obiettivi e le aspirazioni di chi cerca un lavoro». Ha anche ribadito la volontà di «portare sul nostro continente le competenze necessarie», facendo in modo di «migliorare e accelerare il riconoscimento delle loro qualifiche in Europa». Infine, ha proposto che il «2023 diventi l'Anno europeo dell'educazione e, soprattutto, della formazione continua».
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Dialogo sociale settoriale
- Servizi sociali : In occasione della presentazione della strategia sull'assistenza a lungo termine (cfr. supra), la Commissione ha chiarito che sono ancora in corso di esame le modalità di creazione di un nuovo comitato di dialogo sociale settoriale incentrato sui servizi sociali, come richiesto dalle parti sociali europee del settore (Social Employers e EPSU).
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2. Stati membri
Germania
Conteggio delle ore di lavoro : In un procedimento spagnolo del 2019 che vedeva opposti il sindacato CC.OO e la filiale spagnola di Deutsche Bank, la Corte di Giustizia dell'UE ha stabilito (CGUE, 14 maggio 2019, causa C-55/18, Federación de Servicios de Comisiones Obreras /Deutsche Bank) che «gli Stati membri devono imporre ai datori di lavoro l'obbligo di istituire un sistema oggettivo, affidabile e accessibile per misurare la durata dell'orario di lavoro giornaliero di ciascun lavoratore» (cfr. IR Notes 120). Appena tre anni dopo, l’impatto di questa sentenza in Germania è grande: il 13 settembre, la Corte Federale del Lavoro ha emesso una decisione che interpreta la legislazione tedesca in linea con il diritto dell'Unione Europea, affermando che il datore di lavoro è obbligato a creare un sistema per registrare le ore lavorate dai dipendenti (cfr. comunicato). Come spiega il sindacato IG-Metall, «Fino ad oggi non esisteva un obbligo generale di registrazione dell’orario di lavoro in Germania. La sentenza del Tribunale federale del lavoro cambia le regole del gioco: d’ora in poi le aziende saranno tenute a registrare accuratamente le ore lavorate (cfr. comunicato,, nonché l’analisi della DGB).
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Irlanda
- Congedi per malattia : Il Governo ha annunciato il 14 settembre di posticipare, al 1° gennaio 2023, l'introduzione del congedo per malattia retribuito. Il congedo avrà una durata di 3 giorni all'anno, prima di arrivare a 10 giorni nel 2026 (cfr. IR Notes 183). La posticipazione della misura è stata denunciata dalla confederazione ICTU.
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Italia
- Competenze : Il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando, ha firmato il decreto che regolamenta il Fondo per le Nuove Competenze, con una dotazione di un miliardo di euro, destinati ad investimenti volti a sviluppare le competenze necessarie per affrontare le transizioni digitali ed ecologiche (cfr. comunicato).
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3. Aziende
Accordi transnazionali
Rinegoziazioni : È stata avviata da gruppo francese Safran la rinegoziazione dell’Accordo quadro globale sulle condizioni di lavoro, la responsabilità sociale d'impresa e lo sviluppo sostenibile, firmato nel 2017. «L'obiettivo è rendere effettiva l’applicazione dell'accordo, contrariamente ad ora», ha dichiarato Corinne Schievene (CFDT), segretaria del comitato aziendale europeo di Safran. Le parti sono infatti concordi nel ritenere che il testo, il cui contenuto è di grande qualità, sia poco conosciuto all'interno del gruppo e che sia necessario mettere in campo i mezzi per farlo vivere. Numerosi sono le tematiche affrontate: l'organizzazione di corsi di formazione dedicati all'accordo e destinati alle Risorse Umane e ai rappresentanti dei lavoratori, il rafforzamento del comitato di monitoraggio, l'organizzazione di visite dei diversi insediamenti della società, ecc.
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World Forum : il Gruppo Engie ha tenuto la prima riunione del World Forum, l’istanza composta dai responsabili delle federazioni sindacali internazionali e dai rappresentanti dei lavoratori, parti dell’Accordo quadro globale sui diritti fondamentali e la responsabilità sociale firmato nel 2022 (cfr. IR Notes n° 178). Il World Forum ha valutato i primi progressi compiuti sulle questioni sociali. Ciascuno dei quattro DRU degli Hub regionali ha presentato una relazione paese per paese sugli indicatori chiave di performance sociale: percentuale di collaboratori formati, percentuale di donne tra i dirigenti e divario retributivo di genere, percentuale di lavoratori e di entità coperti dalle garanzie offerte dal programma Engie Care (congedi di maternità e paternità, copertura ospedaliera, garanzia di invalidità e assicurazione sulla vita) (IR Notes 141).
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4. Studi e rapporti
Trasparenza retributiva : Mentre la proposta di direttiva sulla trasparenza retributiva (IR Notes 159) presentata nel marzo 2021 è ancora in fase di discussione da parte del Consiglio e del Parlamento (cfr. Pay transparency), l'ILO ha appena pubblicato un nuovo studio su questo tema. In esso si rileva che le misure di trasparenza retributiva possono contribuire a colmare il divario retributivo di genere e, più in generale, a ridurre le disuguaglianze di genere. Da un lato, queste misure possono «fornire ai lavoratori le informazioni e le prove necessarie al fine di negoziare i parametri retributivi e dare loro i mezzi di contestare eventuali discriminazioni retributive». D'altro, consentono ai datori di lavoro «di individuare e affrontare la discriminazione retributiva che potrebbe altrimenti danneggiare il funzionamento dell'azienda e la sua reputazione». Evidenziamo che lo studio fornisce una mappatura dettagliata della legislazione esistente in materia di parità retributiva nei Paesi di tutto il mondo (più particolareggiato per 21 Paesi, tra cui 13 Stati membri dell'UE) (cfr. comunicato).
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Combattere il razzismo : La confederazione sindacale britannica TUC ha pubblicato un rapporto (Still rigged - Racism in the UK Labour Market 2022) che analizza il «razzismo quotidiano, il razzismo istituzionale e il razzismo strutturale» che colpisce i lavoratori di colore o appartenenti a minoranze etniche (Black and Ethnic Minority workers). Lo studio si basa su un sondaggio condotto su 1.750 lavoratori. Nel concludere la sua introduzione, la Segretaria Generale della TUC, Frances O'Grady, ha affermato che «non è il momento di adottare misure incrementali o iniziative politiche a metà, bensì di operare un cambiamento trasformativo». Suggerisce, in particolare, «l'introduzione di un reporting obbligatorio sul divario retributivo etnico, insieme a piani d'azione volti a colmare tale discrepanze» (cfr. comunicato).
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