IR Notes 247 – 5 marzo 2025
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  Una domanda a…
Roland Erne, professore di Integrazione europea e relazioni di lavoro, University College di Dublino

Quali sono le principali motivazioni che inducono la Corte di Giustizia a discostarsi dalle conclusioni dell’Avvocato Generale favorevoli all'annullamento della direttiva sui salari minimi adeguati (cfr. IR Notes 244)?
Innanzitutto, condivido il parere di alcuni professori di diritto secondo cui l'argomentazione dell'Avvocato Generale Emiliou è errata a causa di un'interpretazione imprecisa della giurisprudenza esistente (1). Va evidenziato che, qualora la Corte di Giustizia adottasse l’interpretazione dell’articolo 153 TFUE proposta dall’Avvocato Generale, sarebbe costretta a rimettere in discussione un'ampia serie di direttive già in vigore. Secondo Emiliou, l'UE non avrebbe alcuna competenza in materia di retribuzione. Tuttavia, questo non ha impedito all'Unione di adottare normative che incidono direttamente su aspetti retributivi: la direttiva sui lavoratori distaccati sancisce il principio della «parità di retribuzione per uno stesso lavoro», mentre la recente direttiva sulla trasparenza retributiva impone ai datori di lavoro di effettuare verifiche in caso di disparità salariali e di adottare misure correttive.
A queste considerazioni si aggiungono argomentazioni di natura politica, che ho approfondito in un recente articolo (2). L’annullamento della direttiva non farebbe altro che alimentare la sfiducia dei lavoratori nei confronti dell'UE, in particolare di quelli appartenenti agli Stati membri che, nel 2018, hanno dovuto accettare piani di salvataggio per far fronte alla crisi finanziaria. In quell’occasione, il Consiglio dell’Unione non ha esitato ad adottare misure che hanno comportato tagli salariali, senza interrogarsi sulla propria competenza in materia (3). L'attuale Segretaria Generale della CES, Esther Lynch, che all'epoca seguiva questo dossier, aveva contestato – senza successo – la legittimità dell’intervento del Consiglio. Inoltre, tutti i ricorsi presentati dinanzi alla Corte di Giustizia sono stati respinti, con la motivazione che i tagli salariali erano giustificati dalla necessità di stabilizzare l’economia europea. Se oggi la Corte dovesse stabilire che l’UE non ha competenza sulle questioni retributive, si contraddirebbe rispetto alle sue decisioni passate. Un simile esito sarebbe difficilmente accettabile per i lavoratori.
Se il governo danese dovesse vincere questa causa, la legittimità popolare dell'UE ne uscirebbe ulteriormente indebolita. I lavoratori faticherebbero a comprendere perché i tagli salariali a vantaggio delle imprese siano considerati legittimi, mentre una direttiva volta a garantire salari minimi adeguati per i lavoratori non lo sia. La Corte ha ampia discrezionalità nel prendere una decisione, poiché il Trattato contiene disposizioni che possono essere interpretate in modi diversi. Infine, un eventuale annullamento della direttiva potrebbe tornare utile ai partiti di centro-destra che sostengono Ursula von der Leyen ed Emmanuel Macron. Questi ultimi avevano appoggiato il testo per rafforzare la legittimità popolare dell’Unione Europea, dopo un decennio di misure penalizzanti per i lavoratori nell’ambito della nuova governance economica dell’UE. In caso di annullamento, potrebbero limitarsi a versare lacrime di coccodrillo, affermando: «Eravamo favorevoli a una normativa che rafforzava i diritti dei lavoratori europei, ma purtroppo non era legale»!


(1) Kilpatrick, C., Steiert, M., A little learning is a dangerous thing: AG Emiliou on the Adequate Minimum Wages Directive (C-19/23, Opinion of 14 January 2025), EUI, LAW, Working Paper, 2025/02.
(2) Erne, R. (2025) "The EU Minimum Wage Directive: To Be or Not to Be?”, Social Europe, 24 febbraio.
(3) v. Erne, R., Stan, S., Golden, D., Szabó, I. e Maccarrone, V. (2024) ,” Sur le nouveaux régime de gouvernance économique UE et ses effet sur la politique salariale: Politicising Commodification. European Governance and Labour Politics from the Financial Crisis to the Covid Emergency, Cambridge University Press.


> Si vedano anche le controdeduzioni pubblicate dalla Confederazione Europea dei Sindacati

 
  Agenda

 


5 marzo
Bruxelles
Presentazione del progetto di “Unione delle competenze” da parte della commissaria Mînzatu.


10 marzo
Bruxelles

Consiglio Occupazione e Affari sociali (sito)


20-21 marzo
Bruxelles

Consiglio Europeo (sito)


3 aprile
Noisy-le Grand
Workshop organizzato dall'IRES dal titolo “Quale resilienza per i comitati aziendali europei (CAE)? Dai negoziati sulla Brexit alle prospettive del dialogo sociale europeo”, con la presentazione dei risultati dell'indagine IRES sull'impatto della Brexit sui comitati aziendali europei.


3-4 aprile
Varsavia

Conferenza organizzata dalla Presidenza di turno polacca dell'Unione dal titolo "Costruire un futuro digitale nel contesto della salute e della sicurezza sul lavoro".


4-6 giugno
Bordeaux

5a conferenza mondiale della rete CIELO Laboral: “ Verso una riconfigurazione del diritto sociale di fronte alle trasformazioni del lavoro ”, con il sostegno di COMPTRASEC, CIEST e del programma europeo Care4Care.

 
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La squadra: questo numero è stato redatto da Ambre Grenier-Boley, Victoria Fonseca, Iris Turlan e Frédéric Turlan. Vedi sul sito la squadra di lavoro di IR Share.


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  Un Dizionario europeo delle relazioni sociali

Per coloro che desiderano approfondire la lettura di IR Notes, mettiamo a disposizione i link del Dizionario europeo delle relazioni sociali, pubblicato da Eurofound e regolarmente aggiornato da IR Share, editore di IR Notes. Le definizioni dei termini sono disponibili in inglese e possono essere facilmente trasposte grazie a strumenti di traduzione online.

 

IR Share è un’impresa a capitale privato, indipendente e apolitica, il cui obiettivo è di informare e sostenere tutti gli attori del dialogo sociale in Europa e oltre. È corrispondente de l’agenzia dell’UE per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro per la Francia dal 2009.

 

Prima Pagina
Imprese meno sostenibili e meno attente

Il 26 febbraio la Commissione Europea ha presentato due pacchetti di misure “Omnibus” con l’obiettivo di ripristinare la competitività delle imprese europee riducendo i loro oneri amministrativi, per un ammontare di «oltre 6 miliardi di euro». Ciò avverrà attraverso la revisione delle direttive sul dovere di diligenza (cfr. Due diligence) e sulla rendicontazione di sostenibilità (cfr. Sustainability reporting), nonché del regolamento sulla tassonomia, testi cardine del Green Deal adottato durante il precedente mandato (cfr. European Green Deal). Queste misure sono il risultato di una forte pressione esercitata dalle imprese sugli europarlamentari e sui governi. Già nell'ottobre 2023, la maggioranza degli eurodeputati aveva respinto un progetto di risoluzione che mirava a bocciare il regolamento delegato della Commissione sugli standard europei di rendicontazione della sostenibilità (Environmental and Social Reporting Standards – ESRS) da includere nei report di sostenibilità (cfr. IR Notes 217). La nuova Commissione, nel suo programma di lavoro, si è impegnata a ridurre del 25% gli oneri legati agli obblighi di dichiarazione per cittadini e imprese, promettendo di farlo «senza abbassare gli standard sociali, ambientali ed economici» (cfr. IR Notes 217). Nel marzo 2024, dopo che Consiglio aveva respinto il testo di compromesso della proposta di direttiva sul dovere di diligenza, Consiglio e Parlamento hanno infine raggiunto un accordo che ne ha consentito l'adozione, seppur sacrificando alcune delle ambizioni iniziali della proposta (cfr. IR Notes 226). Gli oppositori, tuttavia, non si sono arresi. Hanno continuato un’intensa attività di lobbying, richiamando la relazione di Mario Draghi sul futuro della competitività europea per spingere la Commissione a presentare una revisione urgente di questi due testi (cfr. IR Notes 236). Ed è proprio questo è l'obiettivo del pacchetto “Omnibus”:  ridimensionare le ambizioni della legislazione europea in materia di rendicontazione di sostenibilità, tassonomia e dovere di diligenza. Così facendo anni di lavoro legislativo e di processo democratico sono stati cancellati, come se questi testi fossero il frutto di una cecità collettiva e rappresentassero una delle cause del ritardo competitivo dell'UE rispetto agli Stati Uniti.
Certo, Mario Draghi ha, sì, menzionato in alcune delle 300 pagine del suo rapporto gli oneri amministrativi generati da queste normative, in particolare a causa di una serie di incoerenze e duplicazioni. Ma l’elemento centrale del suo messaggio è il sostegno ad una vera strategia industriale, con l'unione dei capitali e un significativo aumento degli investimenti, compresi quelli pubblici attraverso i prestiti europei. Fiera del proprio operato di deregolamentazione, la Commissione considera la sua proposta “Omnibus” come «un importante passo avanti nella creazione di un contesto imprenditoriale più favorevole per aiutare le imprese dell'UE a crescere, innovare e creare posti di lavoro di qualità».
L'iniziativa ha però suscitato le ire dei sindacati e, ancor più, delle ONG, escluse dal novero delle parti interessate. Solo le organizzazioni datoriali hanno espresso soddisfazione (cfr. infra). Si tratta di una vittoria ideologica che sarà difficile da condividere con le molte aziende impegnate a dimostrare la propria sostenibilità per attrarre investitori e accedere ai finanziamenti.
Per quanto riguarda i rappresentanti dei lavoratori, i loro diritti non sembrano essere stati intaccati, almeno per il momento. Molti di loro non erano direttamente coinvolti da questi testi, che miravano a fornire loro informazioni, di cui attualmente non dispongono. Coloro che invece erano interessati, perderanno una serie di indicatori (la Commissione promette una semplificazione e una riduzione del numero di punti da controllare) e avranno un ruolo meno rilevante nelle diverse fasi di elaborazione dei report di sostenibilità o della mappatura dei rischi (la Commissione fa riferimento al coinvolgimento degli stakeholder solo quando ritenuto essenziale).
Le proposte passeranno ora al vaglio del Parlamento Europeo e del Consiglio per l’esame e l’adozione. Gli emendamenti relativi alla CSRD e alla CS3D dovranno essere trattati con priorità e, come sottolinea la Commissione, «entreranno in vigore non appena i colegislatori avranno raggiunto un accordo sulle proposte e saranno stati pubblicati nella Gazzetta Ufficiale dell'UE». I tempi di recepimento saranno brevi, con l’obiettivo di «rispondere alle principali preoccupazioni individuate dalle parti interessate». Tuttavia, la semplificazione non sarà immediata, anche perché è difficile immaginare che il Parlamento accolga con entusiasmo l'idea di smantellare ancora nuovamente testi per i quali ha duramente combattuto. A meno che i membri del PPE non decidano di giocare la carta del populismo, stringendo un’alleanza tattica con i partiti di estrema destra. Infine, poiché la direttiva CSRD è già stata ampiamente recepita dagli Stati membri, i governi dovranno ora avviare un iter legislativo per ridimensionare le proprie normative nazionali. Una vera semplificazione...


Progetti

“Alleggerimento” del reporting di sostenibilità : I report di sostenibilità rappresentano un onere troppo gravoso per le aziende, soprattutto per le PMI? Poco male. La Commissione tira fuori la motosega  e innalza la soglia del numero di lavoratori delle aziende interessate. Così, come indicato nella Proposta di direttiva che modifica la direttiva 2022/2464 del 14 dicembre 2022 Direttiva relativa alla comunicazione societaria sulla sostenibilità (direttiva “CSRD”), solo le imprese che occupano oltre 1.000 lavoratori(anziché 250) e un fatturato superiore a 50 milioni di euro, o un bilancio superiore a 25 milioni di euro, resteranno soggette alla direttiva. Questa modifica consente di escludere circa l'80% delle aziende inizialmente interessate. Le aziende con organico inferiore a 1.000 lavoratori saranno invitate a seguire «standard proporzionati e semplificati» su base volontaria. Le aziende più grandi dovranno invece, come inizialmente previsto, produrre un report secondo la prima serie di standard ESRS. Tuttavia, anche questi standard saranno  rivisti al ribasso (al momento non è ancora noto quali disposizioni saranno sacrificate). L'obiettivo è «ridurre considerevolmente il numero di punti dati dell'ESRS eliminando quelli ritenuti meno rilevanti per i report generali di sostenibilità», come precisato nel Documento di lavoro dei servizi della Commissione. Inoltre, la Commissione propone di posticipare di due anni (fino al 2028) gli obblighi di rendicontazione per le aziende attualmente soggette alla normativa e che sono tenute a produrre un report a partire dal 2026 o dal 2027 (cfr. Proposta di direttiva sulle date di entrata in vigore). A ciò si aggiungono anche le limitazioni alla raccolta di informazioni lungo la catena di fornitura.



Riduzione dell'obbligo di diligenza : Appena entrata in vigore, la Direttiva 2024/1760 del 13 giugno 2024 sul dovere di diligenza delle imprese in materia di sostenibilità (Direttiva “CS3D”) è stata oggetto di un ridimensionamento significativo. Le imprese interessate sa           ranno ora tenute a effettuare valutazioni esclusivamente sui propri partner commerciali diretti (fornitori di primo livello). Secondo la Proposta di direttiva, qualsiasi obbligo di valutazione scatterà solo in presenza di informazioni plausibili che suggeriscano l'esistenza di impatti negativi reali o potenziali lungo la catena di fornitura. Come evidenziato nel Documento di lavoro dei servizi della Commissione, «concentrare gli obblighi di due diligence sui partner commerciali diretti riduce in modo significativo la portata materiale e l'onere potenziale per le imprese interessate, nonché l'effetto di trascinamento sui partner commerciali, in particolare sulle PMI e sulle piccole imprese di dimensioni intermedie, sia nell'Unione che al di fuori di essa». Nel processo di mappatura dei rischi, le aziende dovrebbero limitare le informazioni richieste ai loro partner commerciali diretti (PMI con non più di 500 dipendenti) attenendosi esclusivamente ai dati previsti dagli standard volontari di rendicontazione di sostenibilità (standard VSME) definiti nella  CSRD rivista. In caso di violazioni gravi, le imprese non sarebbero più tenute, come extrema ratio, a interrompere definitivamente i rapporti commerciali con i propri fornitori, bensì a sospenderli. La Commissione intende inoltre rivedere il concetto di stakeholder, proponendo una «semplificazione della definizione che lo restringa ai lavoratori, ai loro rappresentanti, agli individui e alle comunità i cui diritti o interessi siano, o possano essere “direttamente” influenzati dai prodotti, dai servizi e dalle attività dell'azienda, delle sue filiali e dei suoi partner commerciali». Un testo che sembra escludere le ONG. Esso introduce altresì una riduzione della frequenza delle valutazioni periodiche e del monitoraggio dei partner commerciali, passando da un obbligo annuale a un ciclo quinquennale. Infine, la Commissione temporeggia anche ritenendo necessario concedere alle imprese un lasso di tempo più ampio «per adeguarsi ai nuovi requisiti», posticipando di un anno (al 26 luglio 2028) l'applicazione degli obblighi di due diligence per le imprese di maggiori dimensioni, mentre l’adozione delle linee guida viene anticipata di un anno (al luglio 2026) (cfr. Proposta di direttiva sulle date di entrata in vigore).


Attualità sociale

Reazioni delle parti sociali europee : Per la Confederazione Europea dei Sindacati (CES), la proposta indebolisce «i meccanismi destinati a responsabilizzare le imprese riguardo ai maltrattamenti di cui possono essere vittime i lavoratori nelle loro catene di fornitura» (cfr. comunicato). «Non si tratta di semplificazione. Si tratta di deregolamentazione», afferma Isabelle Schömann, vicesegretario generale della CES. Questi due atti legislativi sui diritti umani sono il frutto di anni di consultazioni, analisi e negoziati. Oltre a essere inefficace, tornare indietro sui risultati di questo processo è profondamente antidemocratico». A suo avviso, la proposta «è il risultato di un processo truccato durante il quale la Commissione europea ha invitato alla “consultazione” un numero di lobbisti aziendali cinque volte superiore a quello dei rappresentanti dei sindacati e delle ONG». Viene invece espressa soddisfazione sul fronte imprenditoriale, con l’auspicio di ulteriori interventi in tal senso. Markus J. Beyrer, direttore generale di BusinessEurope, si rallegra per queste «proposte volte a riequilibrare l'ambito di applicazione materiale e le responsabilità previste dalla CS3D, nonché per la significativa riduzione della quantità di dati da raccogliere, certificare e pubblicare annualmente ai sensi della CSRD, in quanto rappresenta un tangibile sforzo di semplificazione, senza mettere in discussione gli obiettivi». Tuttavia, per Beyrer «è necessario compiere ulteriori sforzi per garantire un approccio armonizzato alla due diligence, al fine di evitare una frammentazione a valle» (cfr. comunicato).


Jurisprudence

Transparence des algorithmes : la Cour de justice a rendu un arrêt, le 27 février, dans une affaire opposant une consommatrice à un opérateur de téléphonique qui lui a refusé un abonnement au motif de son insolvabilité. Comme la décision reposait sur un algorithme, la Cour de justice a jugé que « le responsable du traitement doit décrire la procédure et les principes concrètement appliqués de telle manière que la personne concernée puisse comprendre lesquelles de ses données à caractère personnel ont été utilisées lors de la prise de décision automatisée en cause, la complexité des opérations à effectuer dans le cadre de la prise de décision automatisée n'étant pas de nature à dispenser le responsable du traitement de l'obligation de fournir une explication. » Une solution qui vaut aussi pour des contentieux en droit du travail si une décision de l’employeur résulte d’une décision automatisée produite par un algorithme. Une décision qui démontre que si la Commission refuse de préparer un texte pour encadrer la gestion algorithmique dans les entreprises, la Cour de justice s’en chargera (v. communiqué de presse).


Dialogo sociale settoriale

Aviazione civile : Il 7 novembre 2024, le parti sociali europee del settore dell'aviazione civile hanno adottato una Dichiarazione congiunta sull'equilibrio di genere. La dichiarazione evidenzia la sottorappresentazione delle donne tra i piloti (5,2%) e nelle attività di controllo del traffico aereo, manutenzione e assistenza a terra. Per i firmatari, la questione dell'equilibrio di genere deve essere «una priorità assoluta». A tal fine, si impegnano a promuovere queste professioni tra le donne, ma anche a ripensare l'organizzazione del lavoro, offrendo orari flessibili, lavori part-time e rispondendo alle esigenze della maternità. Il testo cita Turkish Airlines, che ha esteso il congedo di maternità obbligatorio da 16 a 20 settimane e ha riconosciuto alle donne la possibilità di lavorare a tempo parziale fino a quando i loro figli raggiungono l'età della scuola primaria (cfr. comunicato dell'ETF).


2. Stati membri
Spagna

Democrazia sul lavoro : «Senza democrazia sul lavoro, la democrazia è incompleta». Queste le parole pronunciate il 20 febbraio dalla Ministra del Lavoro e dell'Economia Sociale, Yolanda Diaz, in occasione dell’avvio dei lavori della commissione di esperti incaricata di proporre modalità di rafforzamento della democrazia nei luoghi di lavoro, presieduta dalla sociologa belga Isabelle Ferreras, direttrice di ricerca FNRS, ricercatrice associata ad Harvard e Oxford e professore straordinario di sociologia all’Università cattolica di Lovanio (cfr. comunicato). Alla commissione è affidato il compito di dare forma concreta all'articolo 129.2 della Costituzione, che fa riferimento alle diverse forme di partecipazione dei lavoratori in seno alle aziende, le società cooperative, nonché all'accesso dei lavoratori alla proprietà dei mezzi di produzione. Come spiega Sara Lafuentes, ricercatrice presso l'Istituto sindacale europeo e membro della commissione, «il legislatore ha regolamentato l'informazione e la consultazione dei lavoratori o la partecipazione all’economia sociale, ma non ha adottato alcuna legge su una qualsivoglia forma di partecipazione finanziaria o rappresentanza dei lavoratori nei consigli di amministrazione». Nel 2024, dopo un primo tentativo fallito di discussione in Parlamento (cfr. articolo su Social Europe), Yolanda Diaz ha avviato una nuova iniziativa: chiedere agli esperti di produrre una relazione, da presentare a settembre, che conterrà due parti. Nella prima verrà fatto il punto sulla letteratura scientifica esistente al fine di comprendere in che modo la partecipazione dei lavoratori possa contribuire ai processi decisionali aziendali, di fronte alle numerose crisi, come quella ecologica. «L'altra», spiega Sara Lafuentes, «consiste nel proporre soluzioni legislative con obiettivi da raggiungere e misure da discutere con le parti sociali nell'ambito del dialogo sociale trilaterale, prima di essere tradotti in progetti di legge». Questa iniziativa è in linea con la Relazione parlamentare di Gabriele Bischoff sulla democrazia sul luogo di lavoro, adottata nel giugno 2021, e con le Conclusioni sulla democrazia sul luogo di lavoro e la contrattazione collettiva verde, approvate nel novembre 2023 dal Consiglio dell'UE, su iniziativa di Yolanda Diaz. La revisione della letteratura scientifica sui vantaggi della democrazia nei luoghi di lavoro, che sarà condotta da esperti di diversi paesi, potrebbe diventare una base di lavoro per i sindacati di altri Stati membri che chiedono una maggiore partecipazione al processo decisionale aziendale.


Italia

Contratto collettivo del settore elettrico : È stato siglato l'11 febbraio dalle parti sociali del settore elettrico il rinnovo del Contratto collettivo settoriale per il periodo 2025-2027. Il testo, che riguarda 60.000 lavoratori, prevede, secondo le tre organizzazioni sindacali firmatarie, un incremento dei trattamenti minimi «ai fini della salvaguardia del potere d’acquisto (rispetto al) la situazione straordinaria di eccezionale crescita inflattiva verificatasi negli anni», oltre ad una riduzione dell'orario di lavoro. Al proposito, è stata concordata la trasformazione di tre mezze giornate di libertà ore pomeridiane già riconosciute dal contratto nazionale in tre giornate intere di permesso. È stato ulteriormente rafforzato il diritto soggettivo alla formazione, con un incremento delle ore dedicate dalle 40 attuali, a 45 ore nel 2026 e a 50 ore nel 2027. Tra gli elementi di novità del contratto, è l'obbligo di confronto e consultazione preventiva a livello aziendale sul tema dell'intelligenza artificiale. Quest’ultima tematica è stata inoltre inserita tra le materie di analisi dell'Osservatorio di settore, alla stessa stregua delle questioni relative alla transizione energetica, i nuovi scenari derivanti dalla decarbonizzazione e le politiche di lotta al cambiamento climatico. Inoltre, è stato esteso da 6 a 12 mesi il periodo retribuito di astensione dal lavoro per le vittime di violenza e molestie di genere. Rimangono invariate le disposizioni per facilitare l'accesso allo smart working e al part-time.


3. Aziende
Comitati Aziendali Europei

Negoziati nei gruppi sanitari. : Si è tenuto a metà febbraio a Oslo il primo incontro di negoziazione in vista dell’istituzione del comitato aziendale europeo del gruppo Norlandia (4.000 addetti). Norlandia opera in Finlandia, Norvegia e Svezia. È inoltre in via di conclusione il negoziato in seno al gruppo sanitario francese Colisée, che gestisce case di riposo (cfr. comunicato). Questi negoziati fanno parte del progetto guidato dal 2020 dalla Federazione europea dei Sindacati dei Servizi Pubblici, che mira a istituire comitati aziendali europei nei grandi gruppi della sanità privata.



Assenteismo lavorativo : La direzione di Clariane (60.000 addetti) e il comitato europeo della Società Europea (CE-SE) hanno elaborato una guida delle buone pratiche manageriali al fine di combattere l'assenteismo. La guida si articola in cinque temi: organizzazione del lavoro, gestione delle assenze, considerazione dei team, ambiente di lavoro e prevenzione in materia di salute e sicurezza. Per quanto riguarda la gestione delle assenze, ad esempio, si propone di «chiamare ogni venerdì pomeriggio i lavoratori a tempo determinato o temporanei che sono chiamati a lavorare nel fine settimana al fine di accertarsi della loro presenza». Altra possibilità è individuare i picchi di assenze e incrociare i dati con gli eventi in loco. Le raccomandazioni si basano in particolare sulle esperienze di manager che sono riusciti a ridurre l'assenteismo nelle loro sedi in Francia e Germania. La guida è stata tradotta in tutte le lingue e distribuita in tutti i paesi. La guida è stata realizzata da un gruppo di lavoro dedicato, istituito a seguito della Dichiarazione congiunta sulla riduzione dell'assenteismo adottata dal CE-SE nel 2022.

 


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